EMDR

 

Introduzione
“Se potessi ricordare le cose brutte della mia vita come se fossero cose che non mi hanno spezzato dentro, ma come cose che sono stata capace di superare ogni volta per poi voltare pagina, la mia vita potrebbe essere ancora molto bella…” 
(tratto da: Traumi psicologici, ferite dell’anima -  Fernandez, Maslovaric, Galvagni, 2011, Liguori Editore).

Quanto volte siamo tormentati dai fantasmi del nostro passato, quante volte quel bambino indifeso e vulnerabile che è in noi spunta ancora fuori, rivivendo a distanza di mesi o anni lo stesso dolore provato nelle esperienze difficili che hanno segnato la nostra esistenza?
Ogni esperienza di vita lascia nelle reti neurali del nostro cervello dei ricordi che vengono immagazzinati e che costituiscono la nostra storia. Pensiamo che noi esseri umani abbiamo almeno 100 miliardi di connessioni neurali e questo significa che nel nostro cervello ci sono più neuroni e connessioni che stelle nel cielo!
Se le esperienze vissute sono state buone e sane, la persona potrà costruire un’identità globalmente positiva di sé e condurre una vita serena e soddisfacente. Al contrario, se le esperienze sono state particolarmente stressanti e dolorose, la persona avrà una considerazione negativa di sé con tutto quello che ne consegue. Il passato (lontano o recente), quindi, è sempre presente e influenza ogni nostro gesto, ogni nostra scelta, ogni relazione.
Grazie all’EMDR oggi possiamo trattare efficacemente le condizioni di disagio emotivo e di stress legate ad eventi traumatici, come aggressioni, incidenti stradali, rapine, lutti, calamità naturali, eventi disturbanti nell’infanzia, relazioni dolorose, ecc., riattivando, così, tutte quelle risorse necessarie per affrontare più efficacemente le difficoltà della vita e raggiungere quel benessere psichico che ci consentirà di stare bene con noi stessi e con gli altri e di godere pienamente della nostra esistenza!

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Cos’è l’EMDR
L’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari)  è una forma di psicoterapia, nata negli Stati Uniti  più di trent’anni orsono, ad opera della ricercatrice Francine Shapiro, che nel 1987 osservò su sé stessa, durante una passeggiata in un parco, che il movimento rapido degli occhi, da sinistra a destra, sembrava ridurre lo stress causato da ricordi traumatici. Sulla base di queste iniziali osservazioni, condusse ulteriori ricerche e nel 1989 pubblicò un lavoro ove descriveva i risultati positivi dei movimenti oculari sullo stress, in una quantità di casi studiati.
A tre decenni di distanza il metodo EMDR risulta essere tra i più  efficaci nel trattamento dei traumi e dei disturbi psicologici, come dimostrano i numerosi studi scientifici condotti in tutto il mondo. Per questi motivi è una tecnica psicoterapica inserita nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’EMDR è un approccio incentrato sul paziente, che facilita il meccanismo naturale di autoguarigione, che ciascuno di noi possiede, in quanto va a stimolare l’elaborazione delle informazioni nel nostro cervello. È usato fondamentalmente per accedere, elaborare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente sotto forma di informazione immagazzinata in modo non funzionale. La tecnica parte dal presupposto che l’esperienza traumatica resta “congelata” nella memoria e può causare, anche a distanza di tempo, pensieri intrusivi, ricordi disturbanti, sintomi fisici psicologici che minano il benessere e la qualità della vita della persona.
Dopo il trattamento con EMDR il paziente non dimentica l’evento ma può ricordarlo senza una eccessiva attivazione emotiva: il contenuto diventa integrato in una prospettiva più adattiva e l’esperienza può essere usata in modo costruttivo.

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Come si svolge la Terapia EMDR
L’EMDR prevede un protocollo strutturato che si sviluppa in 8 fasi:

1^ fase: Storia e pianificazione della terapia
È simile alla maggior parte delle psicoterapie e generalmente impegna le prime due sedute. Durante questa fase il terapeuta ricostruisce la storia del paziente e procede all’identificazione dei ricordi che hanno contribuito a formare le autoconvinzioni e i comportamenti negativi del paziente che sono responsabili dell’attuale sintomatologia. Si definisce il problema specifico che ha portato il paziente in terapia, si fissano gli obiettivi che si desiderano raggiungere e si pianifica la terapia.

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2^ fase: Preparazione
Il terapeuta spiega al paziente in che cosa consiste la terapia EMDR, come funziona e cosa ci si può aspettare durante e dopo il trattamento.
La spiegazione potrebbe essere, più o meno, la seguente “Spesso, quando accade qualcosa di traumatico, questo sembra restare racchiuso nel sistema nervoso, insieme all’immagine, ai suoni, ai pensieri, alle sensazioni originarie e così via. Poiché l’esperienza è bloccata lì, essa continua a essere innescata ogni volta che qualcosa ce la ricorda. Questo può essere alla base di molti disturbi e, talvolta, di molte emozioni negative quali la paura e l’inadeguatezza, che ci sembra di non riuscire a controllare. Queste, in realtà, sono solo le emozioni collegate alla vecchia esperienza che vengono innescate. I movimenti oculari che utilizzeremo con l’EMDR, sembrano sbloccare il sistema nervoso e permettere al suo cervello di elaborare l’esperienza. Questo può essere ciò che succede nel sonno REM, o durante i sogni: i movimenti oculari possono essere legati all’elaborazione di materiale inconscio. La cosa importante da ricordare è che sarà il suo cervello a portarla alla guarigione e che è lei che controlla tutto il processo” (tratto da: EMDR – Francine Shapiro – 1995 – McGraw Hill).
In questa fase si lavora anche sulle risorse del paziente utili per affrontare l’elaborazione del trauma e si insegnano alcune tecniche di rilassamento che potranno essere utilizzate per gestire adeguatamente momenti di forte tensione emotiva che dovessero insorgere.
Uno degli obiettivi principali di questa fase è quello di creare la cosiddetta “alleanza terapeutica” ossia una relazione basata sulla fiducia, sul rispetto e sulla collaborazione.
Alla fine di questa fase è bene procedere ad una prova di somministrazione dei movimenti oculari per avere un feedback dal paziente relativamente alla distanza più comoda dagli occhi, alla velocità, ad eventuali situazioni di disturbo e quant’altro.

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3^ fase: Assessment (valutazione).
Si invita il paziente a selezionare un’immagine specifica o una scena che meglio rappresenta il ricordo disturbante identificato nella 1^ fase. Successivamente, il paziente, sceglierà un’affermazione che esprime una convinzione negativa su di sé associata al ricordo (es. non sono all’altezza!). Questa convinzione negativa non è altro che una verbalizzazione dell’emozione disturbante che ancora viene attivata dal ricordo. In seguito si invita la persona ad esprimere anche una convinzione positiva, ossia ciò che vorrebbe pensare di sé in relazione all’evento traumatico (es. ce la posso fare!). A questo punto si valuta con una specifica scala quanto il paziente sente vera la convinzione positiva. Inoltre, durante questa fase, il paziente identifica le emozioni disturbanti (es. paura, rabbia, sconforto, ecc.) e le sensazioni fisiche (es. tensione muscolare, mani fredde, senso di chiusura dello stomaco, ecc.) che associa all’evento e valuta il grado di disturbo attraverso una scala che va da 0 a 10.

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4^ fase: Desensibilizzazione
Il terapeuta chiede al paziente di focalizzarsi sugli elementi del ricordo identificati nella 3^ fase e procede alla somministrazione dei movimenti oculari (o altre forme di stimolazione bilaterale) invitandolo a notare tutto ciò che accade dentro di sé durante questa fase (es. emozioni, pensieri, immagini, sensazioni corporee). Questo tipo di intervento continua fino alla completa desensibilizzazione, cioè fino a quando il paziente, pensando al ricordo traumatico, non prova più alcun fastidio.

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5^ fase: Installazione
Il lavoro di questa fase si concentra sulla convinzione positiva identificata dal paziente. Si chiede allo stesso di focalizzare l’attenzione su di essa legandola al ricordo dell’evento traumatico, precedentemente desensibilizzato con i movimenti oculari, e si prosegue con la somministrazione degli stessi fino a che la cognizione positiva verrà sempre più rafforzata e installata al punto da sostituire la convinzione negativa.
Durante questa fase il paziente può già notare una maggior fiducia in sé e uno stato di calma sia emotiva che corporea.

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6^ fase: Scansione corporea
Arrivati a questo punto si fa eseguire al paziente una scansione corporea che consiste nel focalizzarsi sia sull’evento traumatico sia sulla cognizione positiva ed esplorare mentalmente il proprio corpo dall’alto in basso allo scopo di verificare la presenza di eventuali tensioni residue sottoforma di sensazioni fisiche. Se così fosse, si continua con la somministrazione dei movimenti oculari sino a che il paziente non sente più fastidio.

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7^ fase: Chiusura
In questa fase, che chiude ciascuna seduta, il terapeuta deve riportare il paziente ad uno stato di equilibrio emotivo. Ricordare che immagini, pensieri o emozioni disturbanti possono emergere tra una seduta e l’altra e che questi sono la prova di ulteriori elaborazioni, quindi segnali positivi. Assicurarsi che il paziente abbia acquisito adeguatamente una tecnica di rilassamento per gestire eventuali momenti di forte tensione emotiva. Istruire il paziente a tenere un diario dei pensieri, situazioni, sogni, ricordi, ecc. che possano insorgere.

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8^ fase: Rivalutazione
Ha luogo all’inizio di ogni nuova seduta. Si invita il paziente a ritornare sul ricordo disturbante precedentemente elaborato per verificare se i risultati terapeutici raggiunti nella precedente seduta si sono mantenuti. Il terapeuta può decidere di lavorare su materiale nuovo ma solo dopo che i traumi precedentemente trattati siano stati completamente elaborati e integrati.

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Note conclusive
Abbiamo visto come gli eventi traumatici della nostra vita, se non adeguatamente elaborati, continuano ad avere su di noi un grande impatto emotivo che potrebbe contribuire allo sviluppo di molti disturbi psichici (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi alimentari, difficoltà nelle relazioni, problemi di autostima, insonnia, ecc.).
Molte di queste reazioni emotive e di disagio hanno una base neurofisiologica. Dato che nei primi anni di vita c’è uno sviluppo massiccio del cervello, le esperienze precoci influenzano fortemente la formazione dei nostri schemi emotivi e della nostra personalità. Va da sé che i traumi che abbiamo subito durante l’infanzia possono avere un impatto negativo molto forte sullo sviluppo.
Con l’EMDR possiamo intervenire velocemente, in modo naturale e realmente efficace, sia nei confronti degli adulti che dei bambini, per ridurre ed eliminare la sofferenza psichica e far si che l’essere umano possa condurre una vita serena e soddisfacente e raggiungere così la sua piena autorealizzazione!
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